30 Giugno – 1 Luglio 2025
non-scuola
Olinda / Teatro delle Albe
Esito del laboratorio di teatro con adolescenti
- Teatro
28 Giugno 2025
Teatro dell’Elfo
Siamo nei primi anni del ‘900. Un gruppo di donne su una nave in viaggio dal Giappone all’America.
28 Maggio 2025, 20:30
Posto unico
15 €
Crediti spettacolo
di Julie Otsuka
traduzione Silvia Pareschi
con Cristina Crippa, Carolina Cametti, Elena Russo Arman
regia Cristina Crippa e Elio De Capitani
regia video Paolo Turro
costumi Elena Russo Arman
scene Roberta Monopoli
luci Michele Ceglia
suono Gianfranco Turco
assistente regia Alessandro Frigerio
realizzazione costumi Elena Rossi
produzione Teatro dell’Elfo
Si ringrazia Carmen Covito per i preziosi consigli
Care spettatrici e cari spettatori,
Una dozzina di anni fa mi è stato regalato da un’amica un insolito e specialissimo romanzo, che racchiudeva una storia che mi ha molto colpita e appassionata. È quella narrata da Julie Otsuka nel suo romanzo Venivamo tutte per mare. È una storia vera e potente, intima e personale e insieme legata alla realtà politica e storica, con cui l’autrice ha uno stretto legame familiare.
Siamo nei primi anni del ‘900. Un gruppo di donne su una nave in viaggio dal Giappone all’America. Sono diverse per età e per estrazione sociale, diversi i motivi che le hanno spinte a partire: ma per tutte di là dal mare c’è un marito e la speranza di una vita migliore. Hanno ricevuto dei soldi, le fotografie dei futuri sposi e hanno inviato le loro. Il viaggio è duro, ma la speranza è forte: “Perché in America le donne non dovevano lavorare nei campi, e c’erano riso e legna in abbondanza per tutti.”
L’impatto con la nuova terra è violento, devastante, la realtà molto diversa dalle promesse ricevute, ma non si può più tornare indietro. Ciascuna di loro affronta, come sa e come può, la prima notte di nozze, il rapporto col marito, il lavoro, durissimo, in campagna come in città, l’estraneità e la difficilissima relazione coi bianchi e la loro cultura, il parto, i figli, la formazione delle comunità giapponesi, la possibile convivenza e integrazione.
Fino a quando eventi tragici – l’attacco a Pearl Harbour e lo scoppio della guerra – trasformano ogni giapponese, anche i giovani che sono a pieno titolo cittadini americani, in un potenziale nemico. Applicando l’ Alien Enemies Act, una legge del 1798 – che Trump ha fatto tornare d’attualità anche se gli USA attualmente non sono affatto in guerra – intere comunità, su ordine del Presidente Roosvelt, vengono costrette ad abbandonare le loro case e le loro attività, a svenderle e abbandonarle in preda a sciacallaggio e rapina, per essere trasferite in campi in località isolate e desertiche. Anche chi sopravvive, chi si adatta e organizza per resistere, anche chi fa ritorno, avrà la vita dolorosamente spezzata.
È una storia disperata e violenta, troppo poco nota, drammaticamente simile a tanti accadimenti della realtà odierna, che credo valga la pena di far conoscere. L’autrice, partita da un vasto lavoro di documentazione, ha trovato, per il passaggio al romanzo, una forma molto interessante ed efficace. “Mi ero imbattuta in moltissime storie durante la mia ricerca – dice Julie Otsuka – e volevo raccontarle tutte. Capii che non mi occorreva una protagonista. Avrei raccontato la storia dal punto di vista di un intero gruppo di giovani spose.”
L’io narrante è un io collettivo, un noi sfaccettato in cui si fondono tantissime vicende, un ricchissimo intreccio di episodi e di personaggi, che mantengono però ciascuno la propria individualità. Nessuna singola vita è seguita dall’inizio alla fine, pure quello che veniamo a sapere ci basta per immaginare anche il resto. Le infinite variazioni di una storia collettiva ci scorrono davanti con un ritmo intenso, una sorta di partitura musicale, accompagnate da uno sguardo lucido e oggettivo ma contemporaneamente emotivo e partecipe. (Cristina Crippa)