26 – 27 Ottobre 2019

Zona K presenta: ZVIZDAL [Chernobyl, so far – so close]

  • Teatro

Date, orari e repliche spettacolo

  • 26 Ottobre 2019, 20:00

  • 27 Ottobre 2019, 17:00

Crediti spettacolo

ideazione Bart Baele, Yves Degryse, Cathy Blisson
con Nadia Pylypivna Lubenoce e Pétro Opanassovitch-Lubenoc

scene Manu Siebens, Ina Peeters, Berlin interviste Yves Degryse, Cathy Blisson camera e montaggio Bart Baele, Geert De Vleesschauwer registrazione suono Toon Meuris, Bas de Caluwé, Manu Siebens, Karel Verstreken traduzione Olga Mitronina composizione musicale Peter Van Laerhoven coproduzione Het Zuidelijk Toneel (Tilbourg); PACT Zollverein (Essen); Dublin Theatre Festival; Kunstenfestivaldesarts (Bruxelles); BIT Teatergarasjen (Bergen); Künstlerhaus Mousonturm (Francfort-sur-le-Main); Theaterfestival Boulevard (Den Bosch); Brighton Festival; Onassis Cultural Centre [Athène, GR]; Le CENTQUATRE-PARIS co-realizzazione Le CENTQUATRE-PARIS; Festival d’Automne à Paris in collaborazione con deSingel (Anvers) con il supporto di Gouvernement Flamand.

Pétro e Nadia, la vita a 30 km da Chernobyl

Ucraina. Circa un migliaio di abitanti sono tornati nei territori contaminati della Zona di Esclusione in un raggio di 30 km da Chernobyl. Sono chiamati samosiols: coloro che hanno fatto ritorno.

Pétro e Nadia non se ne sono mai andati.

Quando la giornalista e scrittrice Cathy Blisson li ha incontrati nel 2009, Pétro e Nadia (entrambi ottantenni) erano gli unici due abitanti di un villaggio fantasma lungo appena 4 km. In seguito al disastro nucleare che esplose nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1986, Zvizdal fu dichiarata non idonea per l’uomo. Un evento drammatico che ha condizionato la vita di centinaia di migliaia di ucraini, russi e bielorussi. Status: ufficialmente designato per l’evacuazione.

Un mondo dove il pericolo, invisibile, è ovunque

25 anni dopo ‘Chernobyl’ Pétro e Nadia vivono ancora lì, soli, circondati da una foresta che lentamente sta invecchiando con loro. In compagnia di un cane da guardia, una mucca magrissima, un lama e poche galline trascorrono le giornate, invocando Stalin e tutti i santi, in attesa che prima o poi il villaggio si ripopoli.

Un progetto di lungo corso (dal 2011 al 2015), Zvizdal si dispiega attraverso il trascorrere delle stagioni in un mondo dove il pericolo, invisibile, è ovunque. Una riflessione sull’isolamento, la questione della sopravvivenza, la solitudine e l’attesa della morte.

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