15 – 16 Novembre 2025
Lisistrata
Marco Martinelli/Teatro delle Albe
Al Piccolo Teatro di Milano, in scena 30 adolescenti del laboratorio di teatro non-scuola e 50 adolescenti dei territori vesuviani
- Teatro
scritto da Dimitris Dimitriadis
di e con Gemma Hansson Carbone
cura dei movimenti Gloria Dorliguzzo
luci e scene Alessandro Panzavolta
tecnomago Francesco Tedde
costume Johanna Invrea e Damiano Bagli
Evangelismós tis Kassándras è un testo poetico scritto nel 2009 da Dimitris Dimitriadis, figura di riferimento della letteratura greca contemporanea. Il suo lavoro è stato tradotto e pubblicato in tutto il mondo e le sue pièce teatrali sono state messe in scena, tra gli altri, da Yorgos Lanthimos, Olivier Py e Theodoros Terzopoulos.
In Evangelismós tis Kassándras viene offerta una lettura inedita della figura mitologica di Cassandra, la profetessa condannata a non essere mai creduta. In questa versione, la profezia diventa annuncio: Cassandra non è più portavoce di un futuro inascoltato, ma voce e corpo di un presente radicalmente nuovo. Questo ribaltamento simbolico e semantico è al cuore della creazione scenica di Evangelismós tis Kassándras, che si propone come un’esperienza immersiva dove la parola poetica e il movimento si fondono per esplorare temi universali, umani e politici, di trasformazione e desiderio.
In “Evangelismós tis Kassándras”, con oltre duemila anni di ritardo, è finalmente possibile capire le disarticolate previsioni di Cassandra, la profetessa maledetta, la cagna ringhiante di Ilio, poiché, finalmente, viviamo il tempo in cui lei stessa ci com-prende. Come creatura totale, come donna/uomo amante, «Cassandra apollonizzata» e simultaneamente «Apollo cassandrizzato» – come la chiama l’autore stesso – parla l’avvento di un nuovo tempo: il tempo dell’adesso. È finito il mondo del prima ed è arrivato il mondo del presente, un mondo in cui il rifiuto è cessato, in cui Cassandra ha accolto l’amore di Apollo e diviene essere amante, genitrice totale, protettrice e guardiana dell’atto di potenza umano più sacro. Chiuso il tempo del mito, si apre il tempo dell’umano, conclusosi il tempo del rifiuto, nasce il tempo del desiderio. Questo poema degli opposti che si ricompongono e si uniscono, chiama il sacro e la sintesi del tutto. Il testo, nella mia interpretazione, si incarna in una materia vocale e fisica intensamente organica dove tutto diventa un inno. (Gemma Hansson Carbone)
Le coreografie di Gloria Dorliguzzo danno forma e vita alla dimensione fisica di Cassandra, creando una performance che fonde elementi dionisiaci e apollinei. Dorliguzzo, il cui metodo integra la disciplina delle arti marziali con la danza, vuole indagare la profetessa come una figura totale, ermafrodita, erotica e vitale. Nei movimenti di Cassandra, delineando una coreografia circolare ispirata ai rituali della liturgia ortodossa, Dorliguzzo intende esplorare una fisicità che oscilla tra dicotomie e chiasmi, trasmettendo la tensione tra accoglienza e distruzione, tra desiderio e negazione, tra tempo passato e tempo presente. Questi gesti coreografici non solo accompagnano il testo ma si fanno essi stessi “logos”, riflettendo la rivoluzione semantica di Dimitriadis che trasforma la parola profetica, incompresa e incomprensibile, in parola accolta, assunta, genetica. La sequenza coreografica ricompone la linearità di un linguaggio e di una drammaturgia che “vanno al contrario”, dove la fine è l’inizio del tutto e dove il prima è il termine del mondo.