21 Giugno 2025

Pairadaëza

  • Nel parco
  • Teatro

15 €

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Al centro in un verde giardino il performer, antonio tagliarini, sta piantando un albero, aiutato da uno spettatore che imbraccia la pala e scava. intorno il pubblico a guardare l'azione e il gesto performativo, in un tiepido pomeriggio autunnale

Date, orari e repliche spettacolo

Crediti spettacolo

un progetto di e con Antonio Tagliarini

Quanto siamo lontani dal paradiso?

  • giardino
  • botanica
  • genius loci

Paradiso, dal persiano pairadaëza, da cui anche l’ebraico pardeš, attraverso il greco παράδεισος, con il significato primitivo di “giardino recintato”, “verziere”, “parco”.

Ci fu un tempo in cui il mondo era abitato dagli dèi. Nello spazio che gli uomini condividevano con loro, l’invisibile si mescolava con la materia visibile. Era proprio nei giardini, nella natura, inquietante e meravigliosa, che dall’alba dei tempi l’uomo avvertiva la presenza del divino. In Giappone, i seguaci dello scintoismo credono che il mondo è abitato dai kami, le divinità della natura che si celano all’interno delle cose e soprattutto delle piante, dei corsi d’acqua e delle rocce.

I luoghi scompaiono uno dopo l’altro insieme al loro mistero, alle storie che custodivano. Per loro l’alternativa è semplice: scomparire o trasformarsi in spazi protetti, in musei a cielo aperto, diventando siti turistici. I luoghi si ritrovano così trasformati in scenari dove il povero turista, l’erede di ciò che un tempo era il viaggiatore, inscena la propria capacità di meravigliarsi di fronte al mondo.

Jorn De Précy, E il giardino creò l’uomo, un manifesto ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri

Tagliarini entra in un giardino, lo studia attivando due diversi approcci, uno più scientifico e uno più magico. Come un botanico-paesaggista ne studia la storia, le origini, prende nota delle specie vegetali, dei percorsi, delle fragilità del terreno. Lo studia e ne immagina una trasformazione: dopotutto, sognare il cambiamento è l’unica cosa che per fortuna nessuno ci può togliere, neanche il despota più feroce. Poi cerca di dare spazio all’invisibile: ne incontra gli abitanti, i custodi, i giardinieri che se ne prendono cura, si fa raccontare storie, leggende, segreti.

Il tentativo è quello di creare una comunità temporanea chiamata non solo a riscoprire il mistero di quel luogo, ma a poterne attivare una trasformazione per immaginare insieme un futuro diverso, un luogo di resistenza politica ed esistenziale. Il paradiso non è solo un giardino, da sempre così è stato raffigurato e immaginato, ma è anche una dimensione simbolica, è il riflesso di un’utopia sociale: un luogo puro, dove tutti sono liberi e uguali e dove non esistono né ingiustizie né violenza.

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