13 – 15 Giugno 2025
Noi siamo un minestrone [Imagine]
Teatro delle Ariette
Uno spettacolo per immaginare il presente
- Teatro
26 – 27 Ottobre 2019
Berlin
26 Ottobre 2019, 20:00
27 Ottobre 2019, 17:00
Crediti spettacolo
ideazione Bart Baele, Yves Degryse, Cathy Blisson
con Nadia Pylypivna Lubenoce e Pétro Opanassovitch-Lubenoc
scene Manu Siebens, Ina Peeters, Berlin interviste Yves Degryse, Cathy Blisson camera e montaggio Bart Baele, Geert De Vleesschauwer registrazione suono Toon Meuris, Bas de Caluwé, Manu Siebens, Karel Verstreken traduzione Olga Mitronina composizione musicale Peter Van Laerhoven coproduzione Het Zuidelijk Toneel (Tilbourg); PACT Zollverein (Essen); Dublin Theatre Festival; Kunstenfestivaldesarts (Bruxelles); BIT Teatergarasjen (Bergen); Künstlerhaus Mousonturm (Francfort-sur-le-Main); Theaterfestival Boulevard (Den Bosch); Brighton Festival; Onassis Cultural Centre [Athène, GR]; Le CENTQUATRE-PARIS co-realizzazione Le CENTQUATRE-PARIS; Festival d’Automne à Paris in collaborazione con deSingel (Anvers) con il supporto di Gouvernement Flamand.
Ucraina. Circa un migliaio di abitanti sono tornati nei territori contaminati della Zona di Esclusione in un raggio di 30 km da Chernobyl. Sono chiamati samosiols: coloro che hanno fatto ritorno.
Pétro e Nadia non se ne sono mai andati.
Quando la giornalista e scrittrice Cathy Blisson li ha incontrati nel 2009, Pétro e Nadia (entrambi ottantenni) erano gli unici due abitanti di un villaggio fantasma lungo appena 4 km. In seguito al disastro nucleare che esplose nella notte tra il 26 e il 27 aprile 1986, Zvizdal fu dichiarata non idonea per l’uomo. Un evento drammatico che ha condizionato la vita di centinaia di migliaia di ucraini, russi e bielorussi. Status: ufficialmente designato per l’evacuazione.
25 anni dopo ‘Chernobyl’ Pétro e Nadia vivono ancora lì, soli, circondati da una foresta che lentamente sta invecchiando con loro. In compagnia di un cane da guardia, una mucca magrissima, un lama e poche galline trascorrono le giornate, invocando Stalin e tutti i santi, in attesa che prima o poi il villaggio si ripopoli.
Un progetto di lungo corso (dal 2011 al 2015), Zvizdal si dispiega attraverso il trascorrere delle stagioni in un mondo dove il pericolo, invisibile, è ovunque. Una riflessione sull’isolamento, la questione della sopravvivenza, la solitudine e l’attesa della morte.